TRILOGIA DELLA CITTÀ DI K.
Il grande quaderno
La prova
La terza menzogna
Einaudi
Trilogia
della città di K è un
romanzo, ma sono tre: Il grande quaderno,
La prova, La terza menzogna.
Comincia che ci sono due gemelli e una
madre. C’è la guerra, e anche se non si nomina mai un luogo, un esercito, un
paese, sappiamo di essere in Ungheria durante la seconda guerra mondiale.
La
Madre molla i Gemelli - che si chiamano Claus e Lucas, ma lo scopriremo dopo -
dalla sua, di madre; anche se la odia, anche
se tutto vorrebbe meno che lasciarli lì. Ma c’è la guerra, e questa è la
guerra.
I Gemelli sono così gemelli che
parlano e si muovono come fossero uno. Sono loro a raccontare, in prima persona
(plurale), della vita a casa della Nonna zozza, della vita nel paese senza nome; la voce
è la loro, che ogni giorno scrivono su un quaderno (il Grande Quaderno) tutto
ciò che accade.
La
mattina, prima dell’alba, vediamo Nonna uscire di casa. (...) Se ne va al
mercato, spingendo la carriola; la cinghia, passata attorno al suo collo secco,
le fa abbassare la testa. Barcolla sotto il peso. Le gobbe e le pietre del
sentiero le fanno perdere l’equilibrio, ma lei cammina con i piedi all’indentro
come le anatre. Cammina verso la città fino al mercato, senza fermarsi, senza
aver posato la carriola una volta sola.
E ciò che accade è estremo, grottesco,
irreale.
I Gemelli, gemelli, si insultano e si picchiano e
si impongono il digiuno, per imparare a sopportare tutto.
La Nonna, strega, è vedova perché ha
avvelenato il marito. O così dicono in paese.
La Vicina, cieca, passa le giornate immobile
su uno sgabello in giardino, finché sua figlia non la riporta in casa.
La Figlia della vicina, LabbroLeporino, succhia le
mammelle delle capre (per il latte) e il sesso di chiunque capiti (per una
carezza).
La Nonna (ancora lei) coltiva e alleva
e si vende tutto quanto al mercato, pure i vestiti che la Madre manda ai Gemelli.
I Gemelli (ancora loro), ora abituati a subire, si addestrano a rubare, a ricattare, a fare male, a
uccidere.
Irreale? È la guerra. È la guerra che non
dovrebbe essere reale.
I Gemelli si separano: uno supera il
confine, l’altro resta. Inizia La Prova,
e Lucas è solo.
La storia si racconta in terza persona
e si complica anziché chiarirsi, si annoda. Mentre seguiamo Lucas nella sua
vita da adulto nell'Ungheria comunista, riscriviamo quella dei Gemelli, appena finita e ancora lì, in
testa. I Gemelli non erano gemelli, non c'erano gemelli, e Lucas è schizofrenico (o almeno lo era), e
tutte le storie atroci del Grande Quaderno erano frutto della fantasia distorta
di un bambino disturbato. E per un attimo provi sollievo, tu che leggi, tu che a quelle cose
terribili della guerra non volevi crederci.
Ma arriva una nuova ondata d’orrore e di
scheletri nell’armadio (ci sono davvero) e, soprattutto, arriva La Terza Menzogna.
In prima
persona (singolare).
Parla Claus (che ora è Klaus).
Lucas non c’è.
Lucas torna!
Dunque ci sono due fratelli!
Ma no, no.
Klaus e Lucas non sono fratelli,
figuriamoci gemelli.
Alla fine resta la guerra, così
mostruosa che non ci puoi (vuoi) credere. E resti tu, tu che leggi, tu che ti
chiedi, fino all’ultima pagina e ancora dopo, quale delle storie sia vera.
Nessuna lo è.
Tutte lo sono.
P.S.
Per chi, come me, lecca la farina: la
Kristof dissemina i romanzi di consigli per noi poveretti.
Le
parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe, è meglio evitare il loro
impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di se
stessi, vale a dire alla descrizione fedele dei fatti.
(...) cerco di scrivere delle
storie vere, ma, a un certo punto, la storia diventa insopportabile proprio per
la sua verità e allora sono costretto a cambiarla.
E
quando avrai troppa pena, troppo dolore, e se non ne vuoi parlare con nessuno,
scrivi. Ti aiuterà.
E a chi, come me, dopo aver letto la
trilogia fosse preso dallo sconforto e dalla vergogna di avere anche solo
pensato di poter scrivere, dedico questo passaggio:
Sono
convinto, Lucas, che ogni essere umano è nato per scrivere un libro e per
nient’altro. Un libro geniale o un libro mediocre, non importa, ma colui che
non scriverà niente è un essere perduto, non ha fatto altro che passare sulla
terra senza mai passare traccia.
Agota Kristof in questa foto è bellissima e assomiglia (ma solo un po') alla mia mamma. |
4 commenti:
E forse assomiglia anche a te, che di guerre ne vivi o che comunque le senti. Un libro incredibile.
Incredibile, sì, e impossibile da raccontare. L'ho finito da un po', e da un po' volevo parlarne, ma non trovavo né il modo né il coraggio. Ora l'ho trovato, (il coraggio, il modo non lo so) e mi sono sforzata perché spero di far venire la voglia di leggerlo a qualcuno, fosse anche solo uno. :)
L'ho letto pochi mesi fa e mi ha lasciata senza certezze. Non riuscirei a raccontarlo a qualcuno, quale trama racconterei? Non sono certa di nulla. L'unica protagonista forse è la guerra. L'orrore che semina e che non se ne va con la pace, ma resta dentro.
E' sul Kindle che mi aspetta da un po', è una lettura fare, lo sapevo anche prima della tua recensione, ma ora lo so ancora di più.
Comunque come racconti tu i libri Vale... renderesti interessante anche un libro brutto!
Bravissima, sempre.
Valentina
www.peekabook.it
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