lunedì 19 marzo 2012

Nei Paraggi


Finalmente si torna in acqua sul serio. E sì che mi diverto solo per il fatto di stare in acqua, ma potendo scegliere tra i peli pubici in sospensione della piscina, le latte di cibo per cani di Sturla e una parete a Portofino, ecco, io... No?
Sveglia alle sei. L'Omonero è assonnato, senza parole e senza occhi.
Tra le ciglia guardo i borsoni pesantissimi, penso ai SEI PIANI A PIEDI e ho un mancamento. Ma mi faccio coraggio. 


Alle 7 siamo al diving a Sturla. Faccio colazione guardando il mare e un germano reale che gioca nelle pozze sulla spiaggia. 
Carichiamo le bombole, si parte.
I buchi azzurri nella coperta grigia del cielo fanno ben sperare. La riviera è un'esplosione di alberi in fiore. Ciao ciao inverno, buone vacanze.
Arriviamo a destinazione, parcheggiamo, usciamo. Il mare è increspato, il cielo di piombo. 
B ha un'espressione perplessa, l'Omonero solleva un sopracciglio, esitante.
Qualcuno grida: delfini! 
Eh? Dove! Dove?
Cazzo! Sono tantissimi, saltano fuori dall'acqua, mi manca il fiato, mi batte il cuore, vorrei lanciarmi all'inseguimento così come sono, coi jeans e gli occhiali sul naso. 
L'apparizione fuga ogni dubbio e ci riempie di entusiasmo. Daidai!!! 
Entriamo, sono tutti attenti a noi che, per la prima volta, scendiamo a meno 30. 
L, l'istruttore, ci separa: G con l'Omonero, io con lui. La visibilità è discreta, seguiamo il fondale (sabbia; un copertone; qualche oloturia) finchè L ci fa segno di fermarci e prova a testare la nostra lucidità con banali operazioni matematiche. Nel giro di poco diventiamo cretinissimi e cominciamo a farci ogni genere di gestaccio. Come mi piace ridere sott'acqua, l'esplosione delle bolle e gli occhi da cinese!  


Raggiungiamo la parete e... ooh! E' ricoperta di vacchette di mare, alcune grandi, altre piccine come l'unghia di un mignolo. E margherite e spirografi, flabelline e castagnole, stelle e spugne. E una nicchia, e nella nichia un presepe, e davanti al presepe una bavosa. Mi giro a cercare l'Omonero, è vicino, lo acchiappo per mostrargli la Bavosa Devota; lui giunge le mani in preghiera - ci capiamo sempre al volo - e, di nuovo, scoppiamo a ridere. Mi sa che 'sta narcosi...  
E' ora di tornare (le dita cominciano, in effetti, a diventare insensibili). 
Sulla riva ci accolgono B e G con un thermos di tè bollente. 
Belìn, che prù! 



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