Venerdì sera.
Seduta al Banano davanti al solito Sbagliato (è il
mio cocktail del periodo; niente commenti, grazie), scrivo ad Amal.
"Perché non vieni?"
"Dormito niente. E tu perché non vieni al
Salone, domenica?"
Già. Perché?
"Io arriverò per le due. Poi torniamo a Genova
insieme. Ho anche i pass. Eddai!"
Sabato pomeriggio, dopo
una mattinata meditabonda.
"Ho deciso. Vengo."
"Grande!"
"Ma vengo in treno. Così leggo, scrivo; magari
dormo. Sono previsti tuonifulminiesaette, la Smart non sarebbe una buona idea.
Dunque, treno."
"Ottimo. Anzi, no. Vale, c'è sciopero
domani!"
"Ma no! Vabbe', controllo. Ti faccio
sapere."
Sciopero dei treni in Liguria sabato 12 e domenica
13 maggio 2012
Genova - Dalle 21 di sabato 12 maggio alle 21 di domenica 13 maggio, il personale ferroviario si astiene dal lavoro per lo sciopero indetto dai sindacati Filt-Fit-Uilt-Ugl-Fast. Mentre la circolazione dei treni a media e lunga percorrenza dovrebbe essere solo sfiorata dalla protesta, il programma di alcuni treni locali potrebbe subire variazioni.
Genova - Dalle 21 di sabato 12 maggio alle 21 di domenica 13 maggio, il personale ferroviario si astiene dal lavoro per lo sciopero indetto dai sindacati Filt-Fit-Uilt-Ugl-Fast. Mentre la circolazione dei treni a media e lunga percorrenza dovrebbe essere solo sfiorata dalla protesta, il programma di alcuni treni locali potrebbe subire variazioni.
Andata. Treno.
Domenica mattina.
In piedi davanti allo specchio del bagno, mi sento pensare: se Dio esiste, è uno sceneggiatore pazzo.
L'iPhone vibra. È Ecate.
"Oh! Non sei andata?"
"Parto tra poco."
"Ah ok. Buona
fortuna."
M I N C H I A .
Il sangue napoletano mi si gela nelle vene. Datemi
un cornetto. ORA.
Trucco parrucco, mi rimiro.
L'Omonero: "sei un po' troppo gnocca per
andare a vedere dei libri."
"..."
"Dai, ti accompagno in stazione".
Il cielo è azzurro, l'aria è tiepida. E il tragitto
in scooter fino a Principe è piacere puro.
Ma i tuonifulminisaette?
Leggo il tabellone: il treno regionale per Torino
Porta Nuova partirà dal binario 17.
Tutto regolare.
Compro il biglietto, lo oblitero, mi siedo su una panchina.
"Io me ne vado, allora."
"Va bene. Grazie mille del passaggio. Ti
chiamo più tardi."
Le scale si inghiottono l'Omonero; io, via iPhone,
inizio a leggere Omicidi al Salone del Libro di Torino.
Poche righe e le scale vomitano indietro l'Omonero.
"Ti hanno soppresso il treno."
Un GROSSO mattone precipita sulla mia testa.
C’è un
personaggio che vuole qualcosa. Avviene un incidente iniziale che avvia la storia e costringe
il personaggio a muoversi per perseguire il suo obiettivo.
Fabio Bonifacci, Scrivila ancora Sam,
lezione n.4.
'Sti cazzi. Il personaggio sono io, eh.
Anche quando il primo ostacolo è esterno, quelli che
seguono dipendono (anche) dalle scelte del personaggio, portano in sé le tracce
della sua natura, dei suoi limiti, delle sue paure e dei suoi desideri.
"Fatti rimborsare
il biglietto, almeno."
"I soldi sono
l'ULTIMO dei miei pensieri!" abbaio. Ma mi metto in coda. Mi immagino in
autostrada da sola, il cielo nero, l' acqua a secchiate, il navigatore
impazzito - tra duecento metri fare
inversione a U . No. Follia.
"Puoi chiedere se
parte il treno dopo."
Faccio un rapido
calcolo: tornare a casa, sei piani di scale, documenti della macchina,
navigatore, accendere il PC, trovare l'indirizzo preciso, stampare tutto...
e il treno dell'una e mezza è già bello che partito. Mmm...
È il mio turno.
"Buongiorno. Senta,
io ho fatto il biglietto per Torino e..."
"Ah" Hai
fatt'il biglietto per Torino!" mi interrompe l'Omino con forte accento
napoletano. "E allora non sei furba!"
Stai rischiando grosso, coso.
"In effetti, no.
Posso sapere se il treno dopo..."
"Eiochennesò. Io,
le cose, le so quando le sai tu. Anzi, pure dopo di te. Se vuoi, posso dirti
che di sicuro parte l'Intercity delle quindici."
"Troppo tardi.
Pazienza. Posso avere il rimborso del biglietto?"
"Mi serve un
documento."
"Prego?"
"Signuri', qua non
è che non si fidano di te; è di ME che non si fidano: vogliono sapere a chi do
i soldi."
L'Omonero mi acchiappa e
mi abbraccia, sussurra "dai!".
Lancio la carta
d'identità in malo modo.
Facciamola finita.
Recupero i miei undici
euro, faccio per andarmene.
"Se tu fossi
intraprendente - dice l'omino - andresti qui fuori e chiederesti a gran voce: chi deve andare a Torino?"
"UN CAZZO! Se io fossi intraprendente, ora me
ne andrei a casa a prendere la MIA macchina! Forza Napoli!"
E lo mollo lì, basito.
Torno a casa, sei piani
di scale, documenti della macchina, navigatore, accendo il PC, trovo l'indirizzo preciso, stampo tutto;
ridiscendo (nel frattempo il cielo s'è annerito), quasi di corsa
arrivo in via Chiusone e...
NON C'È.
La macchina NON C'È.
Escalation degli ostacoli
Nel pianificare il
percorso ostacolo-reazione c’è un’altra regola che può apparire scontata e che
invece chiunque - anche i più esperti – talvolta dimenticano: ogni
ostacolo deve essere più difficile di quello precedente. Occorre costruire un
crescendo.
Ho capito merda, ma 'sta qui è roba vera, è la mia
vita porcocazzo!
Non cedo. Respiro profondo. Faccio mente locale.
Venerdì sono uscita presto da Nuovo Recinto. Non ho
trovato traffico, il semaforo era verde, ho svoltato a destra, ma... non c'era parcheggio in via Chiusone! La
trattoria. Ho parcheggiato davanti alla trattoria!
Trafelata, accaldata, sudata, torno indietro,
percorro i duecento metri che mi separano da La Comida ed eccola lì. Oddio: nottetempo deve aver litigato con un
gabbiano con la caghetta, ma è lì.
E il cielo è di piombo.
Salgo, imposto il navigatore, aspetto la ricezione
del satellite.
Un minuto.
Due.
Tre.
Macina a vuoto.
Impreco. Intanto
parto, poi vediamo.
Metto in moto, Kasabian a palla, vado verso
Cornigliano. All'altezza dell'imbocco dell'autostrada il navigatore si sveglia.
Oh! Il primo segnale positivo della giornata.
La strada è semideserta, il verde acceso delle
colline sul cielo d'acciaio non è un brutto spettacolo. Canto (stonatissima) a squarciagola.
Sono eccitata. No, sul serio: sessualmente
eccitata, intendo.
Riconosco questa botta. È la stessa che mi ha fatto
arrivare da sola ad Aarau, prendendo
treni e autobus alla sperindio, quattro lire in tasca, solo per andare a vedere
gli Almamegretta. Era il 2001.
Ho fame. Forse dovrei fermarmi, ma tutto fila così
liscio, sono lanciatissima, non mi va. La borsa sul sedile del passeggero,
allungo la mano destra alla ricerca di una barretta e della bottiglietta
dell'acqua.
Appena il personaggio affronta un
ostacolo più “facile” di quello già superato, l’attenzione cala immediatamente.
E’ una sfida che non interessa più, perché sappiamo come va a finire. Se uno ha
saltato una siepe di due metri, è stupido fargli trovare davanti un muro di due
metri: è più duro, ok, ma sappiamo che può saltarlo, quindi ci annoiamo. Sappiamo già “come va a finire”.
Ora il protagonista potrebbe perdere il controllo della
macchina e...
Ma S U C A!
Infilo la barretta in
bocca, entro in una galleria.
All'uscita, il cielo è
pieno di fiocchi bianchi. Nevica?!?
No. Sono i petali bianchi delle robinie. Belìn, che scena giappo!
Tra cinquecento metri, prendere la rampa a destra.
Ci siamo. Lingotto
all'orizzonte. Orario d'arrivo: 14.40, così come da tabella di marcia.
Parcheggio. Scendo (mi tremano un po' le gambe), Amal mi aspetta alla
biglietteria. Fa penzolare il pass:
"Sto pescando una
rossaaa!"
Prendo il pass al volo:
"Abboccato!"
(notare, prego, il cartello di PERICOLO...)
5 commenti:
e
brava bale!
Il destino è avverso ma te sei una pasticciona! :D
uff! ^_^
Mi piaci! ^_^
Valentina
www.peekabook.it
e tu a me
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