Piazza
Gustavo Modena. Stasera, spettacolo di Danza Orientale.
Siamo in deciso,
studiato anticipo: vogliamo buttar giù un colpo prima di entrare.
Davanti al solito Sbagliato, cazzeggio su Twitter.
Sì, lo so, che orrore. Ma quando esco da Nuovo Recinto resto in fase autistica
per un po’.
Leggo:
“Un romanziere è anche sempre un copista della vita. Claudio Magris”.
Porto
sempre con me il quadernetto azzurro delle idee improvvise.
Penso: ora provo a copiare un pezzo di
vita.
Inizio
a registrare.
Ometto
immediatamente davanti a me. Una spanna più basso. La folta chioma salepepe è
perfettamente pettinata. Di fronte. Dietro, è evidente l’impronta del cuscino:
sonnellino pomeridiano? Indossa una camicia bianca semitrasparente, coi
laccetti al collo, e un profumo nauseabondo. I jeans scoloriti sono lunghi,
molto lunghi, e gli si affagottano alle caviglie. Sotto il fagotto, spunta impertinente
un paio di stivali da cowboy. Ah, ecco: c’ha pure i tacchi.
La
gente si accalca all’ingresso del Teatro (ma perché?), finalmente si entra. La
fanciulla che distribuisce il programma, magrolina e con l’apparecchio ai
denti, viene assalita. La sento frignare: “morirò!” “Per così poco”, le
rispondo. Ma, forse, ha ragione lei.
Due
vecchiette troppo vestite e con fortissimo accento genovese: “Ma dimmi tu se
alla nostra età dobbiamo andare a vedere la danza del ventre!”
Mi chiedo chi le
avrà obbligate.
Un Signor Bonaventura invecchiato e paranoico abbandona in
poltrona il figlio di circa tre anni – Fa’ il bravo qui, Michele – per andare a
chiedere informazioni alla maschera.
Torna. Io sto scrivendo. Farfugliando qualcosa di incomprensibile,
letteralmente mi sfila la penna dalle mani, prende un appunto sul biglietto
d’ingresso, rinfila la penna tra le mie dita che, causa stupore, erano rimaste
nella stessa posizione.
L’aria
condizionata mi congela il coppino. Vorrei lo scialletto delle vecchiette.
Un
bambino mancino disegna dinosauri. Bellissimi.
Il nonno si accorge che lo
guardo.
“Sa, disegna con la sinistra per non sbalordire!”
E,
mentre Michele canta Com'è bello far l'amore da Trieste in Giù, calano le luci.
Sipario.
1 commento:
:D
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