lunedì 2 aprile 2012

Dragone d'Aprile


Venerdì una bruciante umiliazione a Nuovo Recinto mi ha fatto versare lacrime di fuoco e rabbia.
Sabato catatonico sul divano, tra pessimo cinema e piani di fuga.
Domenica mi sveglio stropicciatissima, gli occhi pesti. 



Cielo plumbeo, forse piove.
In loop nel cervello: Un buon subacqueo deve saper rinunciare.
Mi sento come se avessi ingoiato un sacco di cemento. L’Omonero è del suo miglior umore Cupezza Mammamia.

“Andiamo. Poi vediamo.”

Il mare non è certo una tavola e al porticciolo di Nervi l’acqua è marrone e densa.
“Si va al Dragone”.
Il primo tuffo dopo il brevetto OWD era stato proprio al Dragone. Mi era venuto un mezzo attacco di panico; il ricordo non aiuta.

“Mi butto in acqua. Poi vediamo.”

Il freddo nei calzari mi scuote.
“Stiamo vicini”, dice MaxTestaRasata, la nostra guida: “Non si vede un cazzo!”
Alè.

Inizia la discesa, la catena scompare presto in un nulla lattiginoso. Da sotto salgono bolle, astronavi di luce, e un filamento trasparente (uova di qualcosa?) danza davanti ai miei occhi. Sento che uno zigomo si solleva. 


Il fondale si intravede appena e il viaggio verso la parete è un volo ovattato; mi ascolto: non sto male. Anzi! 
In pace, nel silenzio, realizzo ciò che la volta precedente, causa fifa, avevo solo intuito: è bellissimo, qui sotto! Spaccature da cui spuntano cernie labbrute, fenditure e budelli, tetti ricoperti di margherite, nudibranchi, anemoni e spirografi, pescetti d’argento e ricci salepepe .
E la parete scende, scende sotto di me, non vedo la fine, ho un brivido…
Max punta nel blu; noi, fiduciosi, lo seguiamo, ritroviamo la catena, risaliamo lenti.
Arranco sul gommone (siamo gli ultimi), mi infilo pile e cerata e mi rannicchio, già felice, contro l’Omonero.
D’improvviso una virata brusca quasi mi manda a sbattere il muso contro le bombole, “Ma che caz..”
“Delfini!”
“Ma eh?! Di nuovo?!”
Sono un gruppetto (4? 5? 8?), ci siamo in mezzo, non si capisce se siamo noi a seguire loro o loro noi, saltano fuori dall’acqua in perfetto sincrono (ma come fanno?), sono di fianco, sono sotto, sono sopra, sono… sono lì!
Inginocchiata a prua, sento le lacrime sulla faccia; mi giro verso l’Omonero:
“Ma non ti viene da piangere?”
“Mica sono un frignone, io.”
In effetti... 



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