mercoledì 24 ottobre 2012

Pellegrinaggio pagano


London.
Monday, October 22nd, 2012.

"Trovato?"
"Sì. Southmere Lake, a sud est. Dobbiamo prendere un autobus, un treno, un autobus e fare un pezzo a piedi."
"Un viaggio. Saremo senza connessione, prendiamo appunti."
"Già fatto," dice l'Omonero sventolando un foglietto.
Va’ che squadra!

Un tappo di nebbia inghiotte la cima dei grattacieli e la pioggia spray fa brillare le ciglia.
A Londra l'autunno fa sul serio e i rossi e i gialli spiccano sul grigio ovatta del cielo e del marciapiede. 


Quasi non parliamo per tutto il tragitto, rapiti dal paesaggio Silent Hill.

Scendiamo dall'ultimo autobus e laggiù, sullo sfondo d’acciaio, ci attendono i Quattro Monoliti.
Sono emozionata e un po' babbea.
Mi assolvo: ognuno si emoziona come gli pare.



Attraversiamo un prato.
"Dici che è qui che seppellivano i cadaveri?" dice l'Omonero.
"E chi lo sa?" dico io, spallucce.
Di lì a poco, incontriamo il primo cartello:


I volatili non mancano: cigni; anatre; oche; gabbiani; cormorani.
Ma squallore, monnezza e fumi densi fanno del Santuario un paesaggio post-atomico. Decadente. Affascinante.


Avanti, e secondo cartello:


"È uno scherzo," dico.
"Mi sa di no. Guarda laggiù."


Cavalli. Ovunque. Cavalli nei recinti, cavalli legati con funi e catene, cavalli liberi di andare dove gli pare: nei prati, per le strade, cloppetecloppete tra le panchine e gli scivoli dei marmocchi. Ci vedono, si avvicinano, ci spingono sperando di ottenere uno zuccherino. L'Omonero è perplesso, io, incosciente e mocciosa, squittisco.
Eravamo preparati a scoiattoli e volpi, ma i cavalli allo stato brado ci spiazzano sul serio.


"Non ce l'ho lo zuccherino," provo a dire, ma i bestioni, zampe pelose e ciuffi Emo, sono insistenti.
"Non siamo qui per questo", dice l'Omonero con una nota inquieta nella voce.
"Sì, ma quando mi ricapita? Uff. Va bene, andiamo."


Pochi passi e terzo cartello:


Quel Risk of Death echeggia sinistro. Ma non è inverno e il lago è liquido.
Tiriamo dritto tra gli alberi, i passi che sciaguattano nel fango.
Una grossa croce segna il punto d'arrivo del pellegrinaggio. Cento gabbiani prendono il volo e l'Omonero si accartoccia per paura che gli caghino in testa.



Ma eccoci. Oh cazzo, eccoci. 


Ci guardiamo intorno con un sorrisetto pirla, sentendoci parte di chissà che.
"Entriamo?"
"Mmh," annuisco.
Religiosamente, zitti zitti, varchiamo la soglia.
Pochi passi su una moquette color can che fugge ed eccola lì.
Finalmente, eccola.

LA RELIQUIA!


Ci fermiamo un minuto a contemplare commossi.
E ordiniamo uova fritte e pancetta.